Bakhita
23 september 2015È nella cattedrale di El Obeid in Sudan che si trova il dipinto della suora canossiana BAKHITA- SUOR FORTUNATA. Nata musulmana, rapita bambina e venduta schiava da alcuni negrieri attraverso una serie ininterrotta e provvidenziale di avvenimenti si trovò ad entrare nella Chiesa cattolica, a farsi suora, a morire santa.
Beatificata da Giovanni Paolo II in S. Pietro il 17 Maggio 1992.
Oggi i cristiani sudanesi che ancora soffrono persecuzione e morte la invocano come loro protettrice in cielo.
Questa schiava sudanese è passata attraverso indicibili sofferenze dalla schiavitù alla libertà umana e a quella della fede, fino a consacrare la propria vita a Dio nell’Istituto delle Figlie della Carità fondate da Matilde di Canossa. Morì a Schio, provincia di Vicenza il 1947.
Abbiamo potuto raccogliere qualche dato particolare sul personaggio anche da padre Amorth il quale ci racconta come, essendo egli ragazzo nella sua Emilia, si trovò con tutti i ragazzi della parrocchia ad ascoltare dalla stessa voce di Giuseppina Bakhita le vicende vissute dalla santa nell’infanzia e poi negli altri passi della vita a servizio del console italiano e poi in Italia ed infine in congregazione…. Ciò che colpì il giovane Amorth fu la giovialità e l’esuberanza del personaggio, allora coinvolto a percorrere comunità e parrocchie per parlare di Gesù e di come si può amare Gesù anche provenendo da un’altra religione quando si cerchi veramente la verità con coraggio e con umiltà. Essere entrata nella fede cattolica infatti, spiegava Bakhita significa aver trovato il nome di Colui che “io già amavo e sentivo in me senza ancora conoscerlo”.
Rapita agli affetti dei genitori e del villaggio mentre estirpava erbacce in un campo vicino. E’ singolare questo fatto: le erbe estirpate quasi si vendicano ed”estirpano l’erba buona” perché trascinata nel fango dell’abbadono e della desolazione possa rigenerare il campo….
Per ironia i suoi rapitori le danno il nome BAKHITA che significa – FORTUNATA:
Viene venduta e rivenduta più volte ,conosce le sofferenze fisiche e morali legate alla perdita totale della libertà ; viene anche sottoposta al tatuaggio fin quasi a morirne. Viene comperata al mercato di Kartum dal Console Italiano ed è stupefatta che con Lei non si usi più lo staffile, ma che anzi Le si voglia bene .Nella gioia del nuovo ambiente resta però lo sconforto di aver perso per sempre la sua famiglia di origine.
Viene in Italia al seguito del Console Callisto Legnani e del suo amico Augusto Michieli. A Genova, pressato dalle richieste della moglie del Michieli il Console affida loro Bakhita e con loro raggiunge Zianigo dove la schiava liberata fa da bambinaia alla piccola Mimmina.
Anche quando la famiglia Michieli si sposta sul Mar Rosso Bakhita resta con Mimmina presso le Suore Canossiane dell’Istituto dei Catecumeni in Venezia. Non a caso l’iniziativa di rimanere parte da un certo “Illuminato Checchini.
Bakhita qui richiede il battesimo e le viene posto il nome di GIUSEPPINA.il 9 Gennaio 1890.Al ritorno della signora Michieli dal Mar Rosso a seguirla nel Viaggio è soltanto più Mimmina perché Giuseppina ha deciso di farsi suorae di servire un Dio che Le ha dato così tante e grandi prove del suo amore.
Per cinquant’anni ricoprì compiti umili e semplici offerti con generosità e virtù eroiche;
Le consorelle la stimano molto per la sua bontà e carità .Dopo una vecchiaia e una malattia lunga e dolorosa tornò al suo “PARON”
Ricordano le parole che accompagnano il testo che fa da sfondo a queste note ad opera dell’Istituto canossiano di Verona che nei momenti di agonia supplicava l’infermiera che l’assisteva dìcendo : ” Mi allarghi le catene”!
Ma venne Maria Santissima a liberarla e le Sue ultime parole furono:” LA MADONNA! LA MADONNA!”
La sua fama di santità si è ormai diffusa in tutti i continenti…
Le grazie che ottiene dal Signore sono sorprendenti e stupefacenti….